Libri ROCK PROGRESSIVO ITALIANO 1980 - 2013 - METAL PROGRESSIVE ITALIANO

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La storia dei generi enciclopedica

lunedì 25 aprile 2016

IL RITORNO DEL VINILE

Il Vinile E' Tornato


C’era da aspettarselo, me lo auspicavo, ma soprattutto lo avevo previsto in tempi non sospetti, ossia già circa cinque anni fa, chi mi legge lo sa. Non poteva essere altrimenti, l’amato vinile è ritornato, anche sotto la spinta delle case discografiche oramai a secco di vendite ottiche. Manca il rapporto fisico con la musica.
La musica ha perso molto in sostanza negli anni, il povero CD fa la figura di colui che ha un suono perfettino e freddo, ma soprattutto lascia poca sostanza in  mano. Vogliamo poi parlare dell’invisibile MP3?
Il vinile, o per gli attempati come me il 33 giri, ha la possibilità di lasciarti in mano il rapporto visivo e fisico con la musica.


Una copertina che è già di per se un opera d’arte, spesso apribile in due (gatefold), se non con dei gadget aggiuntivi con poster e quant’altro. Puoi vedere i solchi più scuri e profondi, dove con la puntina riesci a centrare l’inizio del brano o dove esso gode di momenti più bassi e pacati. I testi sono leggibili non microscopici, e a volte se si tratta di un disco straniero, anche tradotti (vedi Genesis).
L’LP o long Playing è tornato per la gioia dei collezionisti e non soltanto.
Tornano i Picture Disc, ossia i dischi con la copertina stampata sul vinile stesso

 (Picture Disc)
ed i bootlegs, registrazioni illegali stampate da fantomatiche case editrici per la gioia di alcuni fans. Nascono in rete importanti punti di ritrovo dove poter acquistare o vendere dischi, oltre che Ebay, Amazon si hanno i più esaustivi Discogs e Popsike, veri punti di riferimento anche per poter quotare il valore di un vecchio vinile. Girano prezzi da capogiro per dischi che hanno in realtà venduto poco nel tempo. Questo fatto è dovuto alla limitata tiratura di stampa originale e allora ecco degli esempi italiani: 

ANALOGY “Analogy” (Produzioni  Ventotto PRVLP 2204 – 1972)  8.000 Euro
LASER “Vita Sul Pianeta” (Car Juke Box CRJLP 00032 – 1973) 8.000 Euro
FLASHMEN “Pensando” (Kansas LDM 17003 – 1972) 5.000 Euro
LA SECONDA GENESI “Tutto Deve Finire” (Picci GLA 00024 – 1972) 6.000 Euro
Se andiamo all’estero i futuri Beatles ossia i THE QUARRYMEN con “That’ll Be The Day/In Spite Of All The Danger’ sono valutati 100.000 Sterline! Non se la cavano male neppure i SEX PISTOLS con il 45 giri ‘God Save The Queen/No Feelings’ dei Sex Pistols del 1977, del valore di 8.000 Sterline.
Ma questo non deve essere un mondo che spaventa per cifre o giochi al riguardo, anche un neofita si può avvicinare tranquillamente e a prezzi modici al vinile, soprattutto nei store prima citati.

Avete trovato dei vecchi vinili in soffitta? Sono sporchi? Potete tranquillamente prendere una bacinella d’acqua tiepida , ci aggiungete alcool (o acqua distillata) e sapone per i piatti, poi con una spugna morbida o un pennello, lavate il disco girando per il verso antiorario. Sciacquare sotto la cannella e asciugare tamponando con dei panni. Il gioco è fatto.

Da Wikipedia:” Il disco in vinile, noto anche come microsolco o semplicemente disco o vinile, è un supporto per la memorizzazione analogica di segnali sonori. È stato ufficialmente introdotto nel 1948 dalla Columbia records negli Stati Uniti come evoluzione del precedente disco a 78 giri, dalle simili caratteristiche, realizzato in gommalacca. Attualmente il termine vinile viene spesso usato per indicare in particolar modo gli LP (dischi da 30 cm rotanti a 33⅓ giri al minuto), anche se tale utilizzo è improprio, visto che anche dischi di altri formati sfruttano lo stesso materiale come supporto. Come il suo antenato, il vinile è una piastra circolare recante su entrambe le facce un solco a spirale (inciso a partire dal bordo esterno) in cui è codificata in modo analogico la registrazione dei suoni. Le migliori qualità del vinile (PVC) rispetto alla gommalacca permisero di ridurre lo spessore dei solchi, diminuire il passo della spirale e abbassare la velocità di rotazione da 78 a 33⅓ giri per minuto, ottenendo così una maggiore durata di ascolto, che raggiunse circa 30 minuti per facciata nei Long-Playing (LP), con punte massime di 38-40 minuti per lato, specie per le opere liriche.”.

E’ quindi ovvio e viene da se che anche il mercato del giradischi comincia a ripartire, ma questa volta con una aggiunta tecnologica in più, cioè con la possibilità di ascoltare il disco ma anche in contemporanea di passarlo su una chiavetta USB. Si trovano in commercio prodotti al riguardo di tutti i prezzi a partire da 100 Euro fino a giungere al top del top, un giradischi nipponico fatto con una testina laser (luce) al posto della testina in diamante così da non rovinare mai il vinile e avere il massimo della qualità sonora, ma siamo sull’ordine dei 13.000 euro, questo si che è lusso.

Il vinile è ufficialmente tornato, ora spero soltanto che non sia una moda di passaggio, perché in questo caso si parla di qualità e di rapporto fisico con la musica. Un vero piacere anche nel 2016.

Salari Max



sabato 23 aprile 2016

Oteme

OTEME – L’Agguato, L’Abbandono, Il Mutamento
Ma.Ra.Cash Records
Genere: Prog/Sperimentale
Supporto: cd – 2016


“L’Agguato, L’Abbandono, Il Mutamento” è il secondo lavoro in studio di Oteme, dopo “Il Giardino Disincantato” del 2012. Non per essere ripetitivo, ma non posso trascurare ancora una volta il fatto di ritrovarmi nelle mani un disco accompagnato da un artwork esaustivo, questa volta a cura di Tommaso Tregnaghi e dello stesso Stefano Giannotti, compositore, chitarrista e ideatore del progetto Oteme (Osservatorio delle Terre Emerse). L’artwork  ritrae solamente una mano che in tre foto a se stanti interpretano proprio l’atteggiamento di agguato, abbandono e mutamento, questo è il messaggio che personalmente traggo alla visione. I testi in italiano all’interno sono tradotti anche in inglese.
Lo stile musicale con cui hanno esordito è un mix fra musica “popolare” e “colta”, fra Classica, Jazz e spunti Rock, ci ho trovato anche agganci con artisti del calibro di King Crimson, Pink Floyd e John Cage.
Ricerca strutturale e sonora unita alla strumentazione classica, fanno del progetto un punto a se, un modo personale di fare musica. Proprio “La Grande Volta” apre il percorso sonoro con strumenti che richiamano il barrito degli elefanti, sopra una ritmica calda e per alcuni versi tribale. Musica in movimento nel brano “Sarà Il Temporale”, cantato da Giannotti e supportato dai cori di Emanuela Lari. La formula canzone si avvicina al modus operandi della musica da camera (una sorta di jazz infiltrato nella musica classica) e degli strumenti a fiato che fanno da traino alle armonie, la ritmica in sottofondo è sempre importante. Lo stile Oteme è questo, di personalità, emotivo, fatto di forti sensazioni.
La malinconica “Bianco Richiamo” è un momento strumentale fra arpeggi e flauto, dalla struttura rilassante e avvolgente. Non nascondo che all’interno scaturisco sensazioni provenienti dagli anni ’70. Si ritorna allo slalom strumentale in stile classico con “Camminavo”, altro frangente di musica che sottolinea con le sue esclamazioni a volte improvvisate le parole dei testi. Tante sottolineature che si alternano ad armonie leggiadre, vero punto cardine della forza Oteme.
Fiati composti da fagotto, clarinetti, tuba e corno descrivono “L’Agguato”, con una chitarra in sfondo di matrice King Crimson. Subentra “L’Abbandono”, praticamente una colonna sonora. Giocoso “Il Mutamento”, scherzoso e irriverente, mentre in “Dopo La Pioggia” ritorna il cantato.
Per definire questo album Prog, non tanto per la strumentazione o per certi stilemi rodati, serve capire il concetto di ricerca e attitudine ad essa, tuttavia non esula la suite, qui dal titolo “Tracce Nel Nulla” con i suoi quasi ventisei minuti ed un inizio di Pinkfloydiana memoria. La suite si adopera fra canzone, Psichedelia, e classica. Chiude il disco la breve e ritmata “Un’Altra Volta”.
“L’Agguato, L’Abbandono, Il Mutamento” è un gradito ritorno, è la sottolineatura da parte di Giannotti nel voler comunicare le sensazioni ed i movimenti con gli strumenti in maniera non usuale. Lo strumento adoperato come una voce, a disposizione più del significato dell’evento (o della parola) che dell’armonia che vorrebbe accompagnarlo.
Posso sintetizzare per chi di voi fosse ferrato sull’argomento che Oteme adopera la strumentazione classica come Demetrio Stratos adopera la voce.
Avete capito che non è un disco qualunque, non è un gruppo qualunque, ed è qualcosa di serio, ma un serio che spesso si diverte anche a farci sberleffo, e chi ama stupirsi con la musica questo sberleffo lo accoglie con piacere e divertimento. MS


Stefano Giannotti

STEFANO GIANNOTTI – Amore Mio (Canzoni D’Amore Ed Altra Roba)
Autoproduzione
Genere: Acustica / Sperimentale
Supporto: cd – 2012


Sicuramente Stefano Giannotti non è un artista musicale scontato, tutte le sue opere e progetti hanno sempre un fondo di ricerca sonora e strutturale. Lo abbiamo conosciuto ultimamente con Oteme, ma la sua carriera è davvero lunga e ricca di partecipazioni. Inizia a lasciare testimonianze del suo operato nel 1991 con “Ritratto Di Paese”, documentario sonoro sugli anziani di un piccolo paese della campagna Italiana. Numerose le nomination in contest vari come Prix Italia, Grand Prix Nova (Bucarest) per fare dei nomi, ma anche vittorie come nel 2000 con il 1° Premio nell’ International Glassharmonica Music Festival, e “Prix spécial de l’humor”, Philadelphia (U.S.A.). Giannotti è un compositore, autore, chitarrista e performer. Si è diplomato in composizione con Pietro Rigacci ed è stato assistente di Alvin Curran in “Crystal Psalms” e “Tufo Muto”.
Qui con “Amore Mio” lo ritroviamo in una veste più intimistica ma assolutamente ricercata. Il disco è accompagnato da una folta compagnia di strumentisti, alcuni nomi: Henrik von Holtum (voce), Valentina Cinquini (voce, arpa), Frank Thomé (percussioni, sega), Felix Borel e Sharon Jaari (violino), Raphael Sachs (viola), Rahel Krämer (violoncello) e Lars Olaf Schaper (contrabbasso).
Ho iniziato dicendo che Giannotti non è un artista scontato e questo lo si evince immediatamente dall’inizio del disco in “I Love You”, dove voce, un coro di gargarismi e tosse ci sommergono. Voce femminile, maschile (tedesco) e percussioni a seguire in “FAQs”, più che un cantato un parlato armonico fra tecnologia ed umanità (Kraftwerk?). Cage e Feldman fanno capolino fra le composizioni campionate. Ancora voci, parlato tedesco e suoni campionati in “Girotondo” su ritmiche insistenti e convulse. Provocatore anche in “Amore Mio” cantato in maniera stonata, supplicata e fredda su un telefono che chiama insistentemente fino a giungere all’occupato finale. Davvero mancanza di comunicazione in tutti i sensi. Segue “Claudia Ride” , strutturata su di una risata in loop e modificata elettronicamente. Interviene un armonica a bocca a rendere il tutto ancora più surreale. Si gioca ancora sulle stonature, ma questa volta strumentali in “How My Family Came To America”, un Blues stuprato e narrato. Le provocazioni e  le sorprese non finiscono mai, proseguono fino all’ultimo solco ottico di “Amore Mio (Reprise)”, il tredicesimo.
Giannotti è evidente che si è divertito a comunicare queste sensazioni, a raccontare, a stupire con composizioni, suoni e loop, di sicuro l’ascoltatore non preparato avrà difficoltà ad assimilare la proposta, ma la comunicazione presentata dall’autore è importante. La chiamo comunicazione per il semplice fatto che chi ascolta diventa parte del disco con le proprie sensazioni, interagendo con l’artista stesso vivendo le sue vicissitudini, più o meno come è accaduto con “Lobotomia”  degli Area. A dir poco inusuale. MS

Richiedetelo su www.stefanogiannotti.com

martedì 19 aprile 2016

Karibow

KARIBOW – Holophinium
Progressive Promotion Records
Distribuzione italiana: GT Music
Genere: New Prog /AOR
Supporto: 2cd – 2016


Ci si imbatte in campo musicale sempre più spesso negli anni con i cosiddetti “supergruppi”. Questi sono formati da diversi musicisti provenienti da altrettante band più o meno di successo nell’ambito. Il Progressive Rock ci ha già regalato diverse di queste band di successo, basta nominare i Transatlantic o gli Ayreon per farvene avere un idea. Ebbene, i tedeschi Karibow oggi rientrano proprio in questo contesto, in quanto nelle file di questo ottavo lavoro da studio si trovano musicisti come Michael Sadler dei Saga (voce), Sean Timms già con Unitopia e Southern Empire (tastiere), Colin Tench dei Corvus Stone (chitarra) e Karsten Stiers della band Errorhead (voce). Con il gruppo del leader Oliver Rüsing (voce, chitarra, basso, batteria, tastiere) suonano nel disco anche Jörg Eschrig (mandolino e cori), Daniel Neustad (basso), Chris Thomas (chitarra acustica) e Markus Bergen (tastiere).
Sicuramente fra di voi chi è intenditore di questo genere musicale avrà già intuito che musica i Karibow vanno a proporre, ossia un mix fra New Prog in stile Marillion e del buon AOR in stile Saga. Chi non conoscesse queste due band è libero di farsi un tour informativo anche su You Tube.  Ne scaturisce in definitiva un monumentale doppio cd dal titolo “Holophinium”, con un artwork davvero speciale, cartonato e contenente un libretto all’interno esaustivo sia di testi che di informazioni.
Ci tengo a sottolineare questo fatto, perché l’acquisto di un disco a mio avviso non deve essere soltanto soldi per delle canzoni, perché l’autore vuole sempre comunicare emozioni, e questo bene si deve accompagnare anche visivamente, così anche l’acquirente è giusto che venga informato su chi lavora all’intera opera etc. Cosa sarebbero  “The Dark Side Of The Moon” o “Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band” senza l’artwork? Questa volta davvero notevole lo sforzo creativo di Oliver Rüsing.
Venendo invece al contenuto musicale, il primo cd è composto da dieci canzoni e come spesso accade in questo magniloquente genere, l’argomento è fantascientifico. Subito brividi all’ascolto di “Holophinium”, aperto da un breve intro oramai immancabile in ogni album Rock che si rispetti. Un lieve AOR con chitarre distorte attenuate dalle predominanti tastiere, sciolina armonie ruffiane e gradevoli, una sorta di Spock’s Beard era Neal Morse. La musica tenta qualcosa in più nella mini suite “E.G.O.”, anche interventi di elettronica che fanno da tappeto sonoro. Ciò che risulta già da questi primi ascolti è la facilità con cui Oliver Rüsing compone ritornelli semplici e diretti.
Piccole istantanee di Metal Prog di tanto in tanto fanno capolino nelle canzoni.
Resto colpito dalla bellezza di “Some Will Fall” e dall’energia di “Quantum Leap”, ma non sono i singoli episodi che vanno nominati, l’insieme scorre in maniera molto fulgida.

Il cd 2 è una lunga suite dal titolo “Letter From The White Room” suddivisa in sette episodi. Cambi di ritmo, controtempi, tastiere, chitarre, tutto quello che serve al Prog ed all’AOR è qui in “Walk On Water (Part II)”. Tuttavia questo monumentale lavoro in studio essendo  a cavallo fra due generi, probabilmente corre il rischio di scontentare un poco gli ascoltatori più integralisti degli stessi, ma è un rischio limitato, in quanto le atmosfere e le melodie sono così gradevoli che tutto va per il meglio. Un lavoro del genere necessita di un comodo divano dinanzi allo stereo, un volume alquanto allegro e magari anche un buon bicchierino (moderato) di quello che più piace a voi. Un lungo viaggio in musica che  giova al corpo e alla la mente. MS


Daymoon

DAYMOON – Cruz Quebrada
Progressive Promotion Records
Distribuzione italiana: GT Music
Genere: Crossover Prog
Supporto: cd – 2016


Terzo disco in studio per i portoghesi Daymoon dopo “All Tomorrows” (2011) e “Fabric Of Space Divine” (2013). Questa volta però la band di  Fred Lessing (voce, chitarra, basso, flauto, tastiere, percussioni, xilofono e arpa), André Marques (batteria, tastiere, basso), Bruno Evangelista (voce) e Adriano Pereira (clarinetto), si avvale di un folto numero di special guest: Paulo Chagas (strumenti ad aria), Luca Calabrese (tromba), Nuno Flores (viola, violino), Thomas Olsson (chitarra), Rita Simões (voce), Trevor Lever (narrazione) e Simon Harris (narrazione).
Dopo le dovute presentazioni veniamo alla carne al fuoco, anche in questo disco ben cotta e saporita, con otto tracce di cui due suite, “Thyme” di quindici minuti e “The River” di venticinque.
Il disco è un concept album basato sulla triste vicissitudine di Fred Lessing, il quale nel 2011 perde la propria moglie Ines per un cancro al colon. Un disco che per l’artista vuole essere anche psicologicamente terapeutico, il narrare questa dura sciagura porta anche ad uno sfogo esterno e al non tenersi tutto dentro. “Cruz Quebrada” è suddiviso in due fasi, una “In”, dove accade  il triste evento e le sue conseguenze, ed “Out”, cioè l’uscita per una vita 2.0.
La breve title track è angoscia, caos, sensazione del mondo che ti cade addosso nell’apprendere che  all’ospedale lei è morta. La fase “out” prosegue con “Fish Dissected”, qui l’autore è perduto, confuso e si avvicina alla pazzia. La musica è greve e malinconica, basata soprattutto sui fiati (clarinetto, flauto) e su una ritmica cadenzata e possente. “Where It Hurts Most” e “Shipwreck” hanno un sentore di “The Wall”, non solo per la musica ma anche per il canto. Bello l’intervento del violino di Nuno Flores, energico e stridente, così quello della chitarra elettrica, con questi brani il disco apre le ali. Molto bene i cambi di tempo. Una sorta di Psichedelia “Barrettiana” mista a New Prog e musica classica si accolla tutto il bagaglio musicale di “Whalebone”. L’ascolto prosegue con   il lento incedere del ritmo fra picchi sonori e fraseggi più pacati. La gradevolissima “Thyme” chiude la parte “out”, una mini suite  con tutte le carte in regola per tenere incollato il Prog fans allo stereo. Ma il meglio arriva proprio nel finale, come si dice in gergo dulcis in fundo, la fase “In” è la suite “The River”, monumentale composizione ricca di ogni argomentazione trattata qui e anche in alcuni anni di questo interminabile genere musicale di nome Prog, aggiungendo un pizzico di Beatles.
“Cruz Quebrada” è un album malinconico che comunque apre di tanto in tanto a piccoli spiragli di luce, come dire che la vita va avanti anche in barba alle difficoltà che sembrano spesso insormontabili. Un disco probabilmente terapeutico per Lessing, ma di sicuro qualche giovamento lo si ha anche ascoltandolo da fruitori.

La musica è anche una terapia, personalmente l’ho sempre sostenuto. MS

martedì 12 aprile 2016

KARMAMOI Lavori In Corso



Silence Between Sounds

KARMAMOI






"Silence Between Sounds" (autoproduzione) è il titolo del nuovo album dei KARMAMOI in uscita per il 30 settembre 2016.

"Nashira" ne è il nuovo singolo che vedrà luce il 30 aprile insieme al videoclip.

Co-produzione Mark Tucker (Jethro Tull).